Siamo molto di più del nostro DNA e delle nostre predisposizioni innate, ciò che siamo è frutto di una scelta, dettata dall’educazione ricevuta e dalle esperienze vissute, che può orientarci verso un modo di pensare statico oppure dinamico. E’ attorno al riconoscimento di questi due fondamentali approcci mentali che ruota il saggio Mindset di Carol Dweck, docente di Psicologia ed un’autorità nel campo degli studi sulla personalità, della psicologia sociale e della psicologia dello sviluppo.

Ciascun capitolo del libro offre una visione dettagliata della struttura, delle caratteristiche, dei vantaggi e degli svantaggi di ciascun approccio mentale, mettendoli costantemente a confronto. Tutto raccontato in prima persona, in quanto frutto delle ricerche compiute nell’arco di una lunga esperienza professionale, con la passione che inevitabilmente contraddistingue un ricercatore quando sa di poter aiutare molte persone a migliorare la propria vita attraverso applicazioni pratiche.

Partendo dal presupposto che le credenze che adottiamo riguardo a noi stessi influenzano profondamente il modo in cui affrontiamo la vita, immaginate quale diverso percorso di vita può compiere chi possiede un “mindset statico”, basato sulla credenza di qualità innate e non modificabili, rispetto a chi possiede un “mindset dinamicosecondo cui le qualità e le abilità di base, con impegno e dedizione, possono essere coltivate, migliorate, accresciute. E’ attorno a queste due forme di atteggiamento mentale che ruota il libro della Dweck, dove nel primo caso l’unica possibilità contemplata è di mettersi costantemente alla prova per dimostrare e confermare intelligenza, personalità e talento, nel secondo caso è invece possibile allenare nel tempo qualità di base per raggiungere un miglioramento personale e prestazionale.

A questa differente distribuzione in una delle due categorie fanno seguito diverse conseguenze sull’apprendimento, sulle prestazioni scolastiche o lavorative, sul proprio modo di reagire al fallimento. L’idea di base è che coloro che possiedono una “mentalità staticasi concentrano maggiormente sulla prestazione finale e sui risultati che diventano la misura della loro intelligenza e della capacità di apprendimento mentre coloro che possiedono una “mentalità dinamica” ritengono che per andare bene o migliorare siano necessari impegno e duro lavoro, la loro attenzione si focalizza maggiormente sul processo di apprendimento piuttosto che sul risultato. Nel primo caso, incombe la paura di scoprirsi carenti, incapaci o poco intelligenti ed il fallimento diventa un evento catastrofico, nel secondo caso c’è una proiezione verso la possibilità di crescita ed evoluzione, con l’idea che il fallimento sia sempre occasione di apprendimento.

Carol Dweck riporta nel suo libro numerose ricerche a favore della sua teoria, compiute negli anni in ambiti diversi, dal lavoro alle relazioni sociali e affettive all’investimento su nuove esperienze. Interessanti i riferimenti a storie di personaggi più e meno noti, tratti dal mondo sportivo e aziendale che, in virtù del proprio approccio mentale, hanno saputo raggiungere o, al contrario, hanno fallito nel raggiungimento di importanti obiettivi. Le ricerche di Carol Dweck, inoltre, aprono importanti riflessioni sull’approccio da adottare nei confronti dei giovani studenti che andrebbero sempre incoraggiati ad assumere un atteggiamento mentale di tipo dinamico. Portarli ad assumere tale atteggiamento, infatti, significa portarli a credere nel proprio potenziale e in quello altrui, favorirne la piena espressione. Avere successo, in questa ottica, significa saper affrontare le sfide, dimostrare tenacia, ammettere i propri errori ed imparare da essi.

Alla fine di ogni capitolo, una serie di domande guida, orientate a promuovere una riflessione personale, permette al lettore di soffermarsi sul proprio atteggiamento mentale e sulla possibilità di uno slittamento da una forma all’altra. Altrettanto coinvolgente è l’ultima parte del libro, in cui l’autrice rivolge al lettore una serie di dilemmi e di conseguenti soluzioni dettate dal mindset statico e da quello dinamico, per allenare il possibile passaggio da uno all’altro.

I tre punti fondamentali che vorrei sottolineare di questa lettura:

1- con qualsiasi ambito ci si confronti, il raggiungimento di alte prestazioni e del successo si può ottenere soltanto ponendosi in un atteggiamento di crescita continua e di apprendimento costante, che soltanto un approccio dinamico può favorire poiché ogni situazione, anche la più fallimentare, diventa la sfida al superamento;

2- il mondo delle persone dalla forma mentis statica viene descritto dall’autrice come un mondo limitato poiché focalizzato unicamente sulla ricerca di conferme del proprio talento, intelligenza e capacità mentre il mondo delle persone con forma mentis dinamica appare più energico e brillante perché aperto ad una serie di possibilità verso le quali ci si apre nonostante i rischi che, laddove si trasformino in fallimenti, rivelano opportunità;

3- interessanti le ricadute in ambito educativo delle ricerche riportate nel libro che sottolineano gli effetti negativi di ripetuti elogi rivolti da genitori e insegnanti ai propri figli e allievi rispetto al loro talento e intelligenza, che vanno a rinforzare il ruolo di doti innate e immutabili – o si hanno o non si hanno – creando una generazione di giovani bisognosi di continue conferme ed incapaci di reggere l’errore piuttosto che capaci di riconoscere il ruolo dell’impegno, vero promotore di crescita, di miglioramento e di una forte autostima.

Dott.ssa Cristina Lanza – Psicologa Psicoterapeuta, Life & Wellness Coach
4 Novembre 2020

 

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Dott.ssa Cristina Lanza

Dott.ssa Cristina Lanza

Psicologa e Psicoterapeuta

Effettuo interventi di consulenza psicologica, sostegno e psicoterapia sia individuali che di coppia.
Sono iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio (prot. N. 11600 del 12.02.2004) e abilitata alla Psicoterapia

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