I 20 secondi che fanno la differenza

da | 16 Ago, 2019 | Psicologia del Benessere, Psicologia News

La tendenza a procrastinare, ossia a rimandare nel tempo qualcosa che sappiamo di dover fare, appartiene a tutti. Quante volte ci prefiggiamo di cominciare o di portare a termine un lavoro, un dovere o un impegno preso con qualcuno o con noi stessi ma poi, al momento di confrontarci con il famigerato impegno, ci lasciamo catturare da infinite distrazioni. Tutto ciò che può allontanarci da quel dovere diventa improvvisamente importante e irrinunciabile: fare una telefonata, controllare le e-mail, scrivere un messaggio, bere, mangiare, ecc.

Shawn Achor, ricercatore di Harvard e autore del rinomato saggio “Il vantaggio della felicità” deve essersi confrontato spesso con questo fenomeno o averlo osservato attentamente visto che a lui dobbiamo una delle strategie più note nell’ambito della crescita personale: la regola dei 20 secondi. Tanto per debellare le nostre cattive abitudini quanto per acquisirne di buone, questa regola ci consente di arrivare dritti al punto, focalizzando la nostra attenzione su ciò che sappiamo di dover fare, eliminando le distrazioni.

L’invito che lui rivolge a noi tutti, per renderci più efficaci e soddisfatti di ciò che ci apprestiamo a fare, è di stilare una lista di quelle che sono per noi le principali fonti di distrazione, che per ognuno possono differire in relazione alla significatività attribuita. Una volta che abbiamo chiaro con cosa ci dobbiamo confrontare, è necessario agire per rendere il più complicato possibile l’accesso a queste distrazioni precedentemente identificate.
Secondo la regola dei 20 secondi, infatti, nel momento in cui tra noi e l’oggetto della nostra distrazione intercorrono 20 secondi in più del consueto per accedervi, la probabilità di farvi ricorso tende a ridursi drasticamente e, più facilmente, scatta la rinuncia con un vantaggio assoluto per la concentrazione su ciò che ha priorità d’azione.

Chiudere il cellulare nel fondo di un cassetto mentre lavoriamo significa non averlo più sottomano ma dover compiere dei gesti in più di ricerca; eliminare le app social dal cellulare significa doverle scaricare ogni volta per controllare le notifiche; studiare o lavorare in ambienti in cui non siano facilmente accessibili distrazioni come cibo o televisione significa rinunciare alla tentazione di ricorrervi frequentemente.

Tutto questo ci consente di rimanere focalizzati su ciò che rappresenta il nostro obiettivo primario e di eliminare le cosiddette “cattive abitudini”. Il vantaggio ulteriore è che, attraverso questa strategia, possiamo anche rinforzare buone abitudini”, in questo caso basterà renderle più accessibili, ossia facilitare il percorso riducendo il tempo necessario per la loro messa in pratica. Se l’indomani vi aspetta un impegno di lavoro importante e volete essere sicuri di arrivare puntuali – la “buona abitudine” della puntualità – potrete preparare la sera prima i vestiti da indossare e tutto l’occorrente da portare, in modo da non dover perdere tempo la mattina successiva; se volete acquisire la “buona abitudine” di bere più acqua, tenete sempre a portata di mano una borraccia, bere diventerà quasi un automatismo.

Sappiamo che il nostro cervello tende verso unprincipio di economia” ossia del “minore sforzo possibile”, dunque per preservare energia mostra una tendenza verso la ripetizione di ciò che è collaudato e familiare, come le abitudini stesse, che sono dunque difficili da modificare. Inoltre, la ripetizione nel tempo delle stesse porta alla formazione, nel nostro cervello, di specifiche connessioni neurali che favoriscono l’automatismo delle abitudini. Questo, naturalmente, vale anche per le nuove abitudini che, una volta instaurate e rinforzate, hanno il vantaggio di mantenersi nel tempo. Il momento più difficile, dunque, rimane quello di passaggio tra le cattive e le buone abitudini, in cui la determinazione personale e l’aiuto di strategie come quella dei 20 secondi possono fare la differenza.

Sia che vogliate eliminare abitudini nocive sia che vogliate costruire abitudini sane, chissà che questa strategia non possa fare al caso vostro e rendervi davvero più felici come auspica Shawn Achor. Ricordiamoci che la felicità si basa anche su una buona qualità della vita e questa, a sua volta, si avvale di abitudini positive.

 

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Dott.ssa Cristina Lanza

Dott.ssa Cristina Lanza

Psicologa e Psicoterapeuta

Effettuo interventi di consulenza psicologica, sostegno e psicoterapia sia individuali che di coppia.
Sono iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio (prot. N. 11600 del 12.02.2004) e abilitata alla Psicoterapia

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