N.d.e. ha 79 anni, G.d.d. 75, sono marito e moglie: li hanno trovati impiccati nel garage della loro villetta bifamiliare ad Ancarano, in provincia di Teramo. È stato il figlio, che abita al piano di sopra a trovarli. Vengono nominati, nei brevi dispacci delle agenzie di informazione, soltanto con le iniziali, come se fossero minori da proteggere. Come se fossero adolescenti, forse perché sono gli adolescenti che muoiono tenendosi per mano. E loro sono morti così: abbracciati. Erano vecchi, invece. Della vecchiaia di oggi, che non è pace, saggezza, riposo. È fatica, ansia, tensione. Perché arrivi all’ultimo tratto di strada ed è tutta in salita. I figli, che fino a un paio di generazioni fa, erano un investimento per il futuro, perché sarebbero stati meglio di te, più colti, più bravi, più ricchi e ti avrebbero aiutato, adesso sono lì, a dibattersi fra non lavoro, attesa del lavoro, lavoro precario. Mal pagati, mal messi, mal assestati nella vita. Bisognosi, loro, di essere aiutati. Loro, che nel corpo sono ancora forti, devono essere aiutati da te, che ogni giorno perdi qualcosa. Un po’ di efficienza, un po’ di integrità, un po’ di energia. Non è naturale. Non è naturale essere più forte dei tuoi figli. Non è naturale, ma è diventato normale.
Devi farci l’abitudine. La postmodernità va così. È paradossale.
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