Camminiamo sul filo della vita

da | 28 Gen, 2022 | Psicologia del Benessere, Psicologia News

La vita è una questione di equilibrio. Tutti, indistintamente, camminiamo sul filo della vita, facendo qualche passo avanti con sicurezza e qualcun altro con esitazione, a volte si rende necessario rallentare o fermarsi per poi riprendere equilibrio e procedere nuovamente. Nell’articolo di oggi, alcune riflessioni su questo tema ispirate dalle parole di Andrea Loreni, funambolo italiano da record, specializzato in traversate a grandi altezze ed appassionato di meditazione, nonché promotore di un pensiero del profondo che travalica le logiche occidentali.

OGNI PASSO È UNA PRATICA DI MEDITAZIONE

Provate ad immaginare di trovarvi a camminare su un cavo di acciaio, a grandi altezze e di dover mettere un piede davanti all’altro per procedere cautamente, con la sensazione di essere sospesi nel vuoto, aiutati soltanto da un bilanciere di ferro tenuto con le mani per regolare l’equilibrio. Dove credete che andrebbe la vostra mente? A quello che vi è successo qualche giorno prima con vostra moglie o marito o con il vostro capoufficio? Oppure andrebbe alle commissioni da svolgere il giorno dopo? Se così fosse, in piedi su quel cavo non ci rimarreste a lungo. La mente deve essere lì, centrata sul qui ed ora, in ascolto di tutte le sensazioni provenienti dal corpo, un ascolto necessario per poter regolare l’equilibrio senza perdere mai di vista il cammino. I pensieri non scompaiono, non si può non pensare, in ogni momento attraversano la mente ma possiamo non ascoltarli e dirigere la nostra attenzione altrove. I pensieri sono come nuvole, che ci attraversano e se ne vanno e noi dobbiamo imparare a lasciarli andare, senza inseguirli.

Ogni passo, dunque, diventa una forma di meditazione, un passo dopo l’altro senza giudizio, privo di quell’annullamento di sé a cui la vita ordinaria spesso ci porta ma in piena presenza, calati nel nostro essere, in pieno accordo con le nostre percezioni. È così che dovremmo vivere la vita.

LO ZEN È NEI GESTI DI TUTTI I GIORNI

Non dobbiamo pensare di doverci trasformare tutti in monaci buddisti per vivere con maggiore presenza la nostra vita. Non serve ritirarsi su un eremo e privarsi di tutto. Pensare nella logica del tutto o niente ci spinge a pensare di dover stare da una parte o dall’altra, con un conseguente senso di privazione, di sacrificio e di sofferenza. In realtà è proprio nel condurre una vita ricca di attività, relazioni, affetti, obiettivi che possiamo trovare il nostro senso, non lasciandoli scorrere come torrenti indomabili ma focalizzandoci su ogni esperienza vissuta per sentirci pienamente dentro ad essa e lasciare che essa ci tocchi fino in fondo, facendola diventare equilibrio di mente e corpo.

UN CAVO DI ACCIAIO COME IL FUTURO

Andrea Loreni descrive il cavo di acciaio su cui pratica il funambolismo come metafora dell’ignoto, del futuro che aspetta lui come aspetta tutti noi. Un futuro da vivere “esattamente e solamente per quello che sarà”. Siamo in grado di approcciare al futuro con questo atteggiamento di serena accettazione? Tendenzialmente no. Ansia e anticipazione mentale degli eventi attanagliano buona parte di noi, sempre nel tentativo di arrivare preparati a ciò che accadrà o, ancor di più, di evitare ciò che potrebbe metterci eccessivamente in gioco. “Non sempre portarsi dietro qualcosa, delle aspettative o qualcosa che già sappiamo è funzionale a farci vivere la giornata”.

LA VITA È MAESTRA

Spesso rimaniamo fermi, immobili sul filo della vita, convinti di essere mancanti di qualcosa, qualche abilità, attitudine, intelligenza, bellezza, talento ed altro, come se ad ogni messa in gioco dovesse corrispondere una capacità già pronta e definita, senza esperienza, senza allenamento, senza impegno. Questo è il modo migliore per rimanere sempre scollati dalla vita. Calarsi dentro l’esperienza, sperimentarsi, restare in ascolto di come ci fa sentire, osservarsi durante il suo scorrere e poi affinarsi, correggersi, cadere e rialzarsi, questo ci fa diventare padroni di qualcosa, soprattutto di noi stessi. Andrea lo spiega bene quando racconta i suoi inizi come funambolo, nessun maestro, solo un cavo di acciaio teso tra due alberi, la voglia di provare, tante cadute ma anche tanti tentativi ripetuti che lo hanno portato ad imparare come mettere in equilibrio il corpo per procedere con maggior sicurezza.

LA VOCE DEL CORPO

Il corpo ci apre ad un tipo di verità molto più reale e autentica di quella della ragione”. Il corpo, il grande escluso. Lo misuriamo, lo abbelliamo, ne curiamo l’immagine ma del resto non ci interessiamo. Ci rimanda continui segnali, misura dell’effetto emotivo che ha su di noi ogni esperienza pensata o vissuta, segnali che rimangono inascoltati, privati di ogni dignità. Ce ne ricordiamo soltanto quando si manifesta qualche disfunzione che diventa dolore o paura di malattia o quando le emozioni represse, stanche di rimanere a lungo ignorate, pretendono considerazione e prendono il sopravvento toccando il corpo e la mente, facendoci barcollare e perdere l’equilibrio, qualche volta lasciandoci aggrappati malamente al filo della vita, qualche altra facendoci cadere rovinosamente dalle grandi altezze.

LA PAURA COME ALLEATA

La paura ci fa paura. Vorremmo escluderla, cancellarla, eliminarla dalle nostre esistenze, non considerando l’importanza che ha in termini evolutivi nel metterci in guardia dai possibili pericoli, salvaguardando la nostra sopravvivenza. Non ci rendiamo conto di come la paura possa diventare un’alleata, non pronta a bloccarci ed impedirci ogni movimento ma a farci procedere cauti, attenti, vigili ma comunque a farci procedere. “La paura – racconta Andrea Loreni – è diventata uno strumento ed io la uso. Tolta la parte mentale che ci blocca, rimane un aspetto fisico importante e utile di questo sentimento che mi mette in guardia”. La paura va ascoltata in tutte le sue componenti, soprattutto corporee, usandone i messaggi come indicazioni e non come impedimenti. “Importante è ascoltare il corpo e togliere tutte le sovrastrutture mentali che hanno come conseguenza il fuggire dalla paura stessa o il negarla”. La paura chiede di essere riconosciuta e non rifiutata o negata, come spesso accade in nome di un’immagine perfetta e impeccabile che soddisfi il nostro bisogno di riconoscimento e ammirazione.

Ampliamo i nostri orizzonti, impariamo a guardarci attorno, diventiamo consapevoli che siamo tutti parte di un contesto più ampio di quello su cui agiamo consapevolmente ogni giorno “e se siamo al punto giusto, se siamo calati in quel contesto, siamo come in un quadro enorme in cui il nostro puntino ha il colore che dà senso a tutto il quadro e se noi sentiamo tutto quel senso, siamo del colore giusto”.

ISPIRAZIONE

L’ispirazione per questo articolo e le citazioni di Andrea Loreni sono tratte dal meraviglioso documentario Any step is a place to practice del 2017 in cui il famoso funambolo racconta la traversata compiuta sopra il lago del tempio Sogen-ji a Okayama in Giappone.

DOMANDE DI CONSAPEVOLEZZA

  • Cos’è per te “equilibrio”?
  • Qual è lo stato d’animo prevalente con cui vivi la vita?
  • Che rapporto hai con i tuoi pensieri?
  • In quale dimensione temporale tendi a stare di più (presente, passato o futuro)?
  • Come ti rapporti con la paura?
  • Se tu potessi diventare un bravo funambolo come Andrea Loreni, dove ti piacerebbe fare la tua traversata?

Photo Credits: Stacey Gabrielle Koenitz Rozells/Unsplash

Dott.ssa Cristina Lanza

Dott.ssa Cristina Lanza

Psicologa e Psicoterapeuta

Effettuo interventi di consulenza psicologica, sostegno e psicoterapia sia individuali che di coppia.
Sono iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio (prot. N. 11600 del 12.02.2004) e abilitata alla Psicoterapia

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